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Cambi di casacca in corso d'opera....

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2013 16:08
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18/01/2013 23:24

Re:
goodmoney, 18/01/2013 13:21:

Questo avviene ormai abbastanza frequentemente e personalmente è una cosa che mi rattrista molto. Non tanto da allenatore, ma da educatore o semplicemente da persona.
Ovvio è che mi dispiacerebbe se una ragazza che gioca da me dovesse smettere, a prescindere da qualsiasi momento della stagione. Ritengo però che il cambio in corso crei delle difficoltà future nella ragazza e cementi dei tratti caratteriali che tutto fanno fuorché formare una persona matura, l’adulto di domani.

Premesso ciò, i motivi che portano ad un cambio di casacca (che sia in corso d’anno o a fine stagione), per quanto ognuno cerchi di diversificare i singoli casi, sono sempre i soliti:
- Non avere (o ricevere) spazio in partita;
- Interventi dell’allenatore (giusti, sbagliati, esagerati) che la ragazza non accetta;
- Genitori che in seguito a questi fatti si schierano per partito preso con la figlia (“lui non capisce niente”, “non dargli retta”, ecc.)

Addentrandoci maggiormente nell’argomento vero e proprio, il cambio in corso d’anno, posso avere in merito un parere solo: NON VA FATTO IN NESSUN CASO!!!

Non è tanto un discorso di impatto con la tensione emotiva della partita.
E’ una questione di trasmissione di valori, di ideali, di insegnamenti, di esperienze, buone o cattive, ma che comunque consentono a ragazze e genitori di crescere insieme, supportandosi a vicenda. E’ una questione di crescita sì della ragazza, ma non esclusivamente sportiva.

La scelta drastica è sicuramente conseguente al malessere interiore, ma va canalizzato responsabilizzando i propri figli nei confronti degli impegni presi.

Ipotizzando che le sensazioni della ragazza e conseguentemente dei genitori siano giuste (“l’allenatore è un cretino”), il cambio di casacca va fatto a fine stagione.
Non sono i 5-6 mesi di lavoro in più in una società piuttosto che in un’altra che cambiano il destino di un giocatore. Se ipoteticamente la ragazza sarà una giocatrice di Serie D, quel livello potrà oscillare tra una 1a Divisione ed una serie C di bassa classifica, sia che cambi squadra a gennaio o a giugno.

Questa minima “penalizzazione” nel restare nella società fino a giugno, non è detto che in realtà sia tale. Per due ragioni.
Innanzitutto, come giustamente si diceva, in 6 mesi succede molto: i rapporti possono cambiare, non solo degenerare da situazioni esistenti ma anche stravolgersi in positivo, mutando di giorno in giorno, superando di giorno in giorno le piccole difficoltà che l’allenatore e la vita pongono. Superare queste difficoltà rende più forti e consapevoli di se stessi.
In secondo luogo, educare i propri figli nel rispetto della parola data e nel rispetto degli impegni presi è anch’esso estremamente formativo. Quell’ipotetica mancata crescita tecnica di 5 mesi, dovuta al restare nella società, è ben controbilanciata dal fare propri i valori di lealtà e rispetto della parola data nei confronti di persone ed entità che, pur non dimostrandolo apertamente, contano sulla ragazza. Ognuno di loro può diventare il simbolo di valori che di giorno in giorno si rischia di perdere di vista dandoli per scontati.
- Le compagne --> valore di amicizia;
- La società --> rispetto degli accordi presi;
- I genitori --> valore dei soldi (hanno pagato la quota);
- L’allenatore stronzo --> capacità di sopportazione;
- TUTTI --> CRESCITA DEL GRUPPO-INDIVIDUO.

Le ragazze sono adolescenti, troppo spesso in questa età si è inversi per una quantità di motivi che non sono connessi alla pallavolo, ma gli adolescenti, ragazzE in primis, tendono ad ingigantire le dimensioni dei problemi, facendosi paranoie per tanti, troppi episodi. Ne consegue che non riescono a lasciare le cose personali fuori dalla palestra, condizionando così il proprio allenamento e il conseguente rendimento.

Gli allenatori non devono di certo perdere di vista la situazione.
Ciò non toglie che l’allenatore deve allenare, non fare lo psicologo. Sì, dev’essere attento, cercare di non farsi sfuggire nulla delle ragazze, anche e soprattutto dal punto di vista emotivo.
Ritengo che sia più il genitore a dover svolgere questo ruolo, egli conosce propria figlia meglio degli altri, ha visione su tutti (teoricamente) gli aspetti della sua vita.



La tua è teoria, corretta ma giusto teoria
Nella pratica talvolta trovi purtroppo dei veri e propri imbecilli grazie ai quali il "cambio di casacca" è un succedaneo ad una sana testata
Scendi dal pero, pliis

[SM=g7346]
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