È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Cambi di casacca in corso d'opera....

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2013 16:08
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 30.455
Sesso: Maschile
16/01/2013 21:06

.....sono davvero inevitabili????

Vengo a sapere che tante ragazze di cui seguo da anni i destini pallavolistici, decidono per vari motivi di abbandonare neanche a metà stagione la propria squadra, per andare ad allenarsi con un'altra.

Di solito si tratta ovviamente di incomprensioni con l'allenatore o con parte dello staff della società che si lascia.

Quando questo avviene a fine stagione o all'inizio di quella nuova, si tratta di una scelta più che legittima (l'ho fatta anch'io con mia figlia.....) quando si cerca di trovare una sistemazione più idonea al percorso che si ritiene sia utile far fare alla ragazza.

Ma capita anche di vedere cambi di casacca a novembre o dicembre, quando la scelta a quel punto impedisce di fatto di partecipare a gare ufficiali con un altra squadra, consentendo di fatto solo la partecipazione agli allenamenti della nuova squadra, una volta ottenuto il nullaosta dalla società di appartenenza.

Sono un pò perplesso che questo possa realmente aiutare la crescita sportiva della ragazza.
Credo che solo l'impatto con la tensione emotiva di una partita ufficiale possa realmente provocare una vera crescita psicologica, e tutti sappiamo quanto sia "psicologico" questo sport, dove il rendimento in campo può cambiare improvvisamente non solo da una partita all'altra, ma spesso da un set all'altro.
Allenarsi solamente, per mesi e mesi, in un ambiente nuovo e in parte sconosciuto, potrebbe essere comunque deprimente e poco stimolante.

D'altro canto, una scelta così drastica avviene di solito di fronte ad un profondo malessere interiore, che, se non contenuto e canalizzato, potrebbe anche portare a scelte definitive di abbandono dello sport praticato.

Credo che sia fondamentale che, se si arriva alla rottura, la decisione sia "totalmente" voluta e desiderata dalla ragazza, e che noi genitori ci si limiti ad un lavoro di ricerca di una più idonea collocazione, senza forzare la scelta.

Personalmente ho il dubbio che a volte "scappare" da situazioni non ideali sia anche poco formativo dal punto di vista del carattere.
Nella vita ognuno di noi "grandi" sa quanto sia importante imparare l'arte della sopportazione e del compromesso, in ogni ambito, affettivo o professionale.
A volte sopportare disagi può successivamente rivelarsi utile per sfruttare occasioni impensate di riscatto che si possono improvvisamente ed inaspettatamente presentare, per esempio per un infortunio di una compagna che apre la strada al campo, oppure un ritrovato feeling tra atleta e allenatore dopo una sofferenza iniziale.

Però anche gli allenatori dovrebbero essere più psicologi di quello che tante volte dimostrano con le ragazze che vengono loro affidate. Tante e tante ore passate in palestra devono aver insegnato loro che un'atleta non è solo braccio ma anche cuore.
Il braccio viene continuamente sollecitato e valutato....ma il cuore delle ragazze subisce la stessa attenzione ?????

Un allenatore mio amico mi ha detto:
"Noi come allenatori combattiamo la “teoria degli Alibi” e perseguiamo la continuità del lavoro.
A me dispiace molto per queste ragazze e per il loro armadio che potrà sfoggiare un'arlecchinata di magliette."

Voi che ne pensate ????????

[SM=g7349]

..
OFFLINE
Post: 233
Città: MILANO
Età: 64
Sesso: Maschile
17/01/2013 10:22

difficile discorso, in parte sono d'accordo con te ma a volte la situazione per colpa di qualcuno (allenatore il più delle volte) diventa insostenibile e scegliere di andarsene e solo perchè una proprio non ce la fa più. se uno riesce a far passare la voglia di giocare a ragazze che amano e sono felici in palestra, forse non è da scaricare la colpa sulla ragazza o sui genitori ma la società dovrebbe interrogarsi e d intervenire in modo fermo.
Io, come sai, sono partner di una società di consulenza, se qualcuno dei miei capi gruppo non va bene e incide sul rendimento dei suoi "sottoposti" (passami il termine) sollevo lui non i suoi account. Fare finta di niente non porta da nessuna parte.
OFFLINE
Post: 7
Città: MILANO
Età: 39
Sesso: Maschile
18/01/2013 13:21

Questo avviene ormai abbastanza frequentemente e personalmente è una cosa che mi rattrista molto. Non tanto da allenatore, ma da educatore o semplicemente da persona.
Ovvio è che mi dispiacerebbe se una ragazza che gioca da me dovesse smettere, a prescindere da qualsiasi momento della stagione. Ritengo però che il cambio in corso crei delle difficoltà future nella ragazza e cementi dei tratti caratteriali che tutto fanno fuorché formare una persona matura, l’adulto di domani.

Premesso ciò, i motivi che portano ad un cambio di casacca (che sia in corso d’anno o a fine stagione), per quanto ognuno cerchi di diversificare i singoli casi, sono sempre i soliti:
- Non avere (o ricevere) spazio in partita;
- Interventi dell’allenatore (giusti, sbagliati, esagerati) che la ragazza non accetta;
- Genitori che in seguito a questi fatti si schierano per partito preso con la figlia (“lui non capisce niente”, “non dargli retta”, ecc.)

Addentrandoci maggiormente nell’argomento vero e proprio, il cambio in corso d’anno, posso avere in merito un parere solo: NON VA FATTO IN NESSUN CASO!!!

Non è tanto un discorso di impatto con la tensione emotiva della partita.
E’ una questione di trasmissione di valori, di ideali, di insegnamenti, di esperienze, buone o cattive, ma che comunque consentono a ragazze e genitori di crescere insieme, supportandosi a vicenda. E’ una questione di crescita sì della ragazza, ma non esclusivamente sportiva.

La scelta drastica è sicuramente conseguente al malessere interiore, ma va canalizzato responsabilizzando i propri figli nei confronti degli impegni presi.

Ipotizzando che le sensazioni della ragazza e conseguentemente dei genitori siano giuste (“l’allenatore è un cretino”), il cambio di casacca va fatto a fine stagione.
Non sono i 5-6 mesi di lavoro in più in una società piuttosto che in un’altra che cambiano il destino di un giocatore. Se ipoteticamente la ragazza sarà una giocatrice di Serie D, quel livello potrà oscillare tra una 1a Divisione ed una serie C di bassa classifica, sia che cambi squadra a gennaio o a giugno.

Questa minima “penalizzazione” nel restare nella società fino a giugno, non è detto che in realtà sia tale. Per due ragioni.
Innanzitutto, come giustamente si diceva, in 6 mesi succede molto: i rapporti possono cambiare, non solo degenerare da situazioni esistenti ma anche stravolgersi in positivo, mutando di giorno in giorno, superando di giorno in giorno le piccole difficoltà che l’allenatore e la vita pongono. Superare queste difficoltà rende più forti e consapevoli di se stessi.
In secondo luogo, educare i propri figli nel rispetto della parola data e nel rispetto degli impegni presi è anch’esso estremamente formativo. Quell’ipotetica mancata crescita tecnica di 5 mesi, dovuta al restare nella società, è ben controbilanciata dal fare propri i valori di lealtà e rispetto della parola data nei confronti di persone ed entità che, pur non dimostrandolo apertamente, contano sulla ragazza. Ognuno di loro può diventare il simbolo di valori che di giorno in giorno si rischia di perdere di vista dandoli per scontati.
- Le compagne --> valore di amicizia;
- La società --> rispetto degli accordi presi;
- I genitori --> valore dei soldi (hanno pagato la quota);
- L’allenatore stronzo --> capacità di sopportazione;
- TUTTI --> CRESCITA DEL GRUPPO-INDIVIDUO.

Le ragazze sono adolescenti, troppo spesso in questa età si è inversi per una quantità di motivi che non sono connessi alla pallavolo, ma gli adolescenti, ragazzE in primis, tendono ad ingigantire le dimensioni dei problemi, facendosi paranoie per tanti, troppi episodi. Ne consegue che non riescono a lasciare le cose personali fuori dalla palestra, condizionando così il proprio allenamento e il conseguente rendimento.

Gli allenatori non devono di certo perdere di vista la situazione.
Ciò non toglie che l’allenatore deve allenare, non fare lo psicologo. Sì, dev’essere attento, cercare di non farsi sfuggire nulla delle ragazze, anche e soprattutto dal punto di vista emotivo.
Ritengo che sia più il genitore a dover svolgere questo ruolo, egli conosce propria figlia meglio degli altri, ha visione su tutti (teoricamente) gli aspetti della sua vita.
OFFLINE
Post: 153
Città: MILANO
Età: 62
Sesso: Maschile
18/01/2013 23:24

Re:
goodmoney, 18/01/2013 13:21:

Questo avviene ormai abbastanza frequentemente e personalmente è una cosa che mi rattrista molto. Non tanto da allenatore, ma da educatore o semplicemente da persona.
Ovvio è che mi dispiacerebbe se una ragazza che gioca da me dovesse smettere, a prescindere da qualsiasi momento della stagione. Ritengo però che il cambio in corso crei delle difficoltà future nella ragazza e cementi dei tratti caratteriali che tutto fanno fuorché formare una persona matura, l’adulto di domani.

Premesso ciò, i motivi che portano ad un cambio di casacca (che sia in corso d’anno o a fine stagione), per quanto ognuno cerchi di diversificare i singoli casi, sono sempre i soliti:
- Non avere (o ricevere) spazio in partita;
- Interventi dell’allenatore (giusti, sbagliati, esagerati) che la ragazza non accetta;
- Genitori che in seguito a questi fatti si schierano per partito preso con la figlia (“lui non capisce niente”, “non dargli retta”, ecc.)

Addentrandoci maggiormente nell’argomento vero e proprio, il cambio in corso d’anno, posso avere in merito un parere solo: NON VA FATTO IN NESSUN CASO!!!

Non è tanto un discorso di impatto con la tensione emotiva della partita.
E’ una questione di trasmissione di valori, di ideali, di insegnamenti, di esperienze, buone o cattive, ma che comunque consentono a ragazze e genitori di crescere insieme, supportandosi a vicenda. E’ una questione di crescita sì della ragazza, ma non esclusivamente sportiva.

La scelta drastica è sicuramente conseguente al malessere interiore, ma va canalizzato responsabilizzando i propri figli nei confronti degli impegni presi.

Ipotizzando che le sensazioni della ragazza e conseguentemente dei genitori siano giuste (“l’allenatore è un cretino”), il cambio di casacca va fatto a fine stagione.
Non sono i 5-6 mesi di lavoro in più in una società piuttosto che in un’altra che cambiano il destino di un giocatore. Se ipoteticamente la ragazza sarà una giocatrice di Serie D, quel livello potrà oscillare tra una 1a Divisione ed una serie C di bassa classifica, sia che cambi squadra a gennaio o a giugno.

Questa minima “penalizzazione” nel restare nella società fino a giugno, non è detto che in realtà sia tale. Per due ragioni.
Innanzitutto, come giustamente si diceva, in 6 mesi succede molto: i rapporti possono cambiare, non solo degenerare da situazioni esistenti ma anche stravolgersi in positivo, mutando di giorno in giorno, superando di giorno in giorno le piccole difficoltà che l’allenatore e la vita pongono. Superare queste difficoltà rende più forti e consapevoli di se stessi.
In secondo luogo, educare i propri figli nel rispetto della parola data e nel rispetto degli impegni presi è anch’esso estremamente formativo. Quell’ipotetica mancata crescita tecnica di 5 mesi, dovuta al restare nella società, è ben controbilanciata dal fare propri i valori di lealtà e rispetto della parola data nei confronti di persone ed entità che, pur non dimostrandolo apertamente, contano sulla ragazza. Ognuno di loro può diventare il simbolo di valori che di giorno in giorno si rischia di perdere di vista dandoli per scontati.
- Le compagne --> valore di amicizia;
- La società --> rispetto degli accordi presi;
- I genitori --> valore dei soldi (hanno pagato la quota);
- L’allenatore stronzo --> capacità di sopportazione;
- TUTTI --> CRESCITA DEL GRUPPO-INDIVIDUO.

Le ragazze sono adolescenti, troppo spesso in questa età si è inversi per una quantità di motivi che non sono connessi alla pallavolo, ma gli adolescenti, ragazzE in primis, tendono ad ingigantire le dimensioni dei problemi, facendosi paranoie per tanti, troppi episodi. Ne consegue che non riescono a lasciare le cose personali fuori dalla palestra, condizionando così il proprio allenamento e il conseguente rendimento.

Gli allenatori non devono di certo perdere di vista la situazione.
Ciò non toglie che l’allenatore deve allenare, non fare lo psicologo. Sì, dev’essere attento, cercare di non farsi sfuggire nulla delle ragazze, anche e soprattutto dal punto di vista emotivo.
Ritengo che sia più il genitore a dover svolgere questo ruolo, egli conosce propria figlia meglio degli altri, ha visione su tutti (teoricamente) gli aspetti della sua vita.



La tua è teoria, corretta ma giusto teoria
Nella pratica talvolta trovi purtroppo dei veri e propri imbecilli grazie ai quali il "cambio di casacca" è un succedaneo ad una sana testata
Scendi dal pero, pliis

[SM=g7346]
OFFLINE
Post: 56
Città: FARA GERA D'ADDA
Età: 36
Sesso: Maschile
19/01/2013 00:01

-.- ......
OFFLINE
Post: 30.455
Sesso: Maschile
19/01/2013 11:44

Re:
tia_87, 19/01/2013 00:01:

-.- ......



E dai Mattia sii un po' piu prolisso........


[SM=g7349]



..
OFFLINE
Post: 7
Città: MILANO
Età: 39
Sesso: Maschile
19/01/2013 12:42

Re: Re:
SORRIDERE!!!, 18/01/2013 23:24:



La tua è teoria, corretta ma giusto teoria
Nella pratica talvolta trovi purtroppo dei veri e propri imbecilli grazie ai quali il "cambio di casacca" è un succedaneo ad una sana testata
Scendi dal pero, pliis





La pratica differisce nelle modalità di messa in atto del problema, non nel problema stesso.
Troppo comodo scrivere 3 righe, dicendo ad altri di scendere dal pero.
E qui mi fermo...
OFFLINE
Post: 233
Città: MILANO
Età: 64
Sesso: Maschile
19/01/2013 14:23

Credo caro goodmoney che in situazioni come queste non si possa generalizzare. Ogni situazione va prima di tutto conosciuta poi deve essere presa la decisione migliore per la ragazza, ripeto, per la ragazza.
Può essere che, come dici tu, lasciare a metà anno sia deleterio, ma può anche essere, e in una situazione come quellla da cui e' partita la riflessione di Doc E' COSÌ' , che sia molto meglio per la ragazza andare via il più' presto possibile. Per esperienza ho visto ragazze rimanere e alla fine piangere lacrime amare per essere rimaste e ho visto ragazze andarsene a metà campionato e rinascere, come dicevo sono situazioni soggettive e non oggettive. In tutti i casi e' una sconfitta....
OFFLINE
Post: 153
Città: MILANO
Età: 62
Sesso: Maschile
20/01/2013 10:49

Re: Re: Re:
goodmoney, 19/01/2013 12:42:




La pratica differisce nelle modalità di messa in atto del problema, non nel problema stesso.
Troppo comodo scrivere 3 righe, dicendo ad altri di scendere dal pero.
E qui mi fermo...



Il pero suddetto è quello dell'allenatore, io sono sul melo del genitore

[SM=g7350]
OFFLINE
Post: 124
Città: MILANO
Età: 61
Sesso: Maschile
30/01/2013 16:08

Mi sento parte in causa...
Partecipo alla discussione in quanto una delle mie due figlie è entrata nel club del "cambi" e quindi posso fornire una testimonianza diretta. Precisando innanzitutto che l'altra figlia (giocavano nella stessa squadra in quanto una è del 97 e l'altra del 98) è rimasta dov'era...
Nel nostro caso la decisione è stata presa dalla ragazza (così come l'altra invece ha scelto liberamente di restare) che, più che chiedere di cambiare, aveva detto di voler smettere di giocare. Cosi' si è trovata una soluzione, gradita alla ragazza, per evitare lo stop, ovvero quella che sarebbe stata la conseguenza peggiore. Cosa avremmo dovuto fare? Magari costringerla a proseguire e vederla tornare a casa piangente oppure continuare a far finta di non capire che i mal di pancia erano dei pretesti per non andare all'allenamento? Farle venire il disgusto della pallavolo? No, ero e rimango convinto che un genitore non debba intervenire se non in condizioni estreme, e in quelle estreme non ci metto certo il giocare poco (oltretutto era super titolare) o altre banalità, ma che in questi casi abbia il diritto/dovere di prendere decisioni. Tutto ciò a prescindere dalla eventuale simpatia o antipatia per un allenatore, dalla condivisione di metodi o tecniche (qualche genitore magari sa di pallavolo più di alcuni allenatori), fattori che se non ci sono problemi che coinvolgono le ragazze, non devono assolutamente influire. Purtroppo, o per fortuna, i rapporti interpersonali (allenatore-ragazza o genitore-allenatore) sono diversi da caso a caso, e talvolta si creano situazioni di disagio, o addirittura imbarazzanti.
Sempre riguardo la vicenda personale devo invece sottolineare di aver trovato un interlocutore eccellente nella Società, che al massimo vertice si è presa a cuore la vicenda, dimostrando che certe affermazioni di principio non sono solo banali slogan, ma che fanno parte davvero del DNA del gruppo.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:34. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com