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Genitori e allenatori

Ultimo Aggiornamento: 23/05/2012 13:00
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Post: 30.455
Sesso: Maschile
10/05/2012 18:02

da VISETTE NEWS del 21-04-2012

"Ho allenato per 17 anni, al Liceo, nei
College ed a livello Professionistico, sono figlio di un
allenatore, quindi ho speso la vita intera con i ragazzi
ed i rispettivi Genitori.
Credo che i Genitori debbano sapere un po’ di cose sul
lavoro dell’allenatore.
In primo luogo, gli allenatori prendono le loro decisioni
innanzitutto per far crescere TUTTO il gruppo, e non
solo chi appare più o meno simpatico; in secondo luogo,
il coach esegue una valutazione attenta degli allenamenti,
del comportamento, dell’atteggiamento e
della mentalità di ogni singolo giocatore.
Spesso la ricerca di una “chimica di squadra”, i ruoli di
gioco ed il piano partita, determinano la scelta dei
giocatori in campo.
I Genitori non possono essere totalmente obiettivi
nella valutazione del loro figlio/a.
Neppure mio padre, ex allenatore in una Università
Americana, poteva vedere esattamente le mie debolezze
di giocatore.
Ed oggi, nemmeno io riesco a vedere i difetti dei miei
figli. I genitori amano i loro figli e cercano di capire
qual è la cosa migliore per il figlio, mentre gli allenatori
si sforzano di vedere qual è migliore per la squadra."

..
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Post: 132
Città: MILANO
Età: 60
Sesso: Maschile
11/05/2012 13:59

Mah... sono un po' dubbioso doc su quanto hai pubblicato. Diciamo che ... dovrebbe essere così. Ma nella mia pur breve esperienza ho notato svarioni non indifferenti.

Sono d'accordo sul fatto che i genitori hanno una visione parziale, spesso non obiettiva. Non hanno l'occhio per vedere il gruppo, per vedere i progressi, i limiti, ... assolutamente vero. Vedono il figlio/a, sono concentrati su questo. Miopi direi "dalla nascita" in quanto genitori.

Ma assodato questo, rimane il fatto che non è assolutamente scontato che questi aspetti siano presenti nella figura dell'allenatore, anzi, direi, dello staff. Se fosse sempre così, e così scontato, sarebbe troppo bello. In realtà spesso capita una visione miope del gruppo, una trascuratezza alle dinamiche, una disattenzione che porta ad inefficacia sportiva come anche Educativa. Perchè lo sport è un grande Educatore, e l'allenatore è un anello importante di questo educare.
... si farebbe lunga. Ciao.
Paolo
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Post: 30.455
Sesso: Maschile
11/05/2012 15:11

Re:
polmary@, 11/05/2012 13.59:

Mah... sono un po' dubbioso doc su quanto hai pubblicato. Paolo



Premesso che pubblico per provocare dibattito e non sempre perchè condivido, credo che sia assodato che per gli allenatori sia davvero dura avere a che fare con certi genitori...... [SM=g7361]


ma è ovvio che è anche vero il contrario !!!!! [SM=g7352]



E qui sul forum ci siamo tutti per conoscerci e ......imparare a fare ognuno al meglio il proprio ruolo....

[SM=g7341]


.....tenendo presente che entrambi abbiamo una cosa in comune che si chiama ......... P A S S I O N E !!!!!!!

[SM=g7349]






[Modificato da docangelo 11/05/2012 15:18]
..
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Post: 132
Città: MILANO
Età: 60
Sesso: Maschile
11/05/2012 15:18

dovevi fare il politico, non il medico!!

complimenti per l'ottimo lavoro che fai. paolo
ONLINE
Post: 30.455
Sesso: Maschile
11/05/2012 15:26

Re:
polmary@, 11/05/2012 15.18:

dovevi fare il politico....




Uè....che fai offendi ?!?! [SM=g7362]



..scheeeeerzo dai!!!
[SM=g7479]

OFF TOPIC: magari il politico di un tempo.....quando ci si impegnava per PASSIONE (ooppss....ci sono ricascato...) e non per.....altro!


[SM=g7365]

[Modificato da docangelo 11/05/2012 15:29]
..
ONLINE
Post: 30.455
Sesso: Maschile
23/05/2012 12:25

Marco Mencarelli (allenatore del Club Italia e della Nazionale Juniores femminile)
da Pallavoliamo.it:

"Ci sono ovviamente delle differenze tra maschile e femminile, quella più grande sta nella preparazione fisica e nella gestione della componente agonistica: il gioco maschile non può fare a meno della forza, mentre le ragazze sono più metodiche e credo che abbiamo maggiore disciplina; trovano una grandissima motivazione nella perfetta esecuzione del gesto, nel controllo della palla, e per questo si esercitano più volentieri in questo... trovano però meno spinta nell'affrontare un periodo di lavoro duro per lo sviluppo della forza.
La differenza tra adulti e ragazzi sta invece nel concetto di autonomia: sono un cultore dell'autonomia, che vedo al centro di ogni processo formativo.
Gli adulti devono trarre da un'autonomia già acquisita la maggiore efficacia, da parte dell'allenatore si tratta semplicemente di gestirla; nei confronti dei giovani, si deve arrivare invece
prima di tutto alla consapevolezza dei propri punti di forza
, senza la quale non si può raggiungere l'eccellenza sportiva, che non consiste nel compensare le carenze, ma soprattutto nell'enfatizzare ciò che può rendere grande e unico un atleta.
In questo le giovani vanno aiutate, prima di tutto a comprendere loro stesse.
Tutto questo, avviene in palestra: uno dei punti fermi che mi sono dovuto imporre, soprattutto da quando alleno il Club Italia, è la netta separazione tra la vita dentro, e la vita fuori dalla palestra. In un contesto collegiale, non sono molto propenso a farmi coinvolgere dalle ragazze: uno dei miei doveri è quello di avere un giudizio equilibrato sulle ragazze che alleno, e non voglio rischiare di condizionarlo con elementi appartenenti alla sfera relazionale o personale.
Questo non significa che io manchi di attenzione rispetto alle problematiche che possono emergere durante l'anno, ma dal mio punto di vista, l'aspetto sportivo è ciò intorno a cui ruota tutta la quotidianità dell'atleta.
Credo che le ragazze che ho allenato abbiano compreso questo mio modo di fare, anche perché non sono un allenatore freddo e distaccato: nella gestione dell'allenamento e della partita mi lascio coinvolgere, e credo nel coinvolgimento e nella condivisione in campo e in palestra."


..
ONLINE
Post: 30.455
Sesso: Maschile
23/05/2012 13:00

Prof. Vincenzo Tarascio (Docente Nazionale Fipav)

L’allenatore del settore giovanile deve essere capace di indurre il giovane all’autonomia (presupposto della capacità di assumersi responsabilità); deve essere principalmente orientato al singolo per poter garantire un costante processo di acquisizione di competenze specifiche; rendere consapevole il proprio atleta dei passi
avanti compiuti (la positività) tale da proiettare a lungo termine la motivazione del giovane per poter attuare un programma di sviluppo pluriennale, necessario nel contesto formativo; saper identificare correttamente le attitudini individuali tali da non pregiudicare il livello di prospettiva del giovane giocatore; poter influenzare gli aspetti comportamentali (l’assunzione di responsabilità nella ricezione, l’atteggiamento nei confronti dell’errore commesso per esempio) talora in modo più incisivo rispetto ai genitori; poter essere un riferimento in relazione alla coerenza, alla moralità e al grado di attaccamento degli obiettivi da perseguire.


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