00 27/10/2014 17:50
(Sara Pirelli)

Guardi quel pallone, lo osservi mentre viaggia per aria; mentre ti chiedi se finirà per terra preghi perché non sia così. Lo rincorri per tenerlo in vita e in quella corsa ritrovi tutto il sapore di una sfida che non saprai mai come andrà a finire finché non lo tiri su e torni a respirare. Torni a giocare. Torni a combattere.

Quanta bellezza c’è nell’audace tentativo di aggrapparsi ad un sogno?

La vita, a volte, si gioca su millimetriche questioni. La rete è alta e i palloni si divertono a danzare su quel nastro con piroette che a volte ti sono amiche e altre volte no. Ciò che conta è che le partite non finiscono mai e che quel pallone deve continuare la sua danza.
Quant’è strana la vita. E quanto sono strane le curve disegnate dal destino, quelle che ti portano ad un passo dalla vetta per poi spingerti giù, rimbalzando senza paracadute su tutti quei traguardi faticosamente conquistati.

Il sapore della vita è anche questo: il paradosso di una vittoria mancata che va ben oltre la certezza della sconfitta. Il retrogusto gentile di una sola verità: aver perso una battaglia e non la guerra intera. Un ricordo agrodolce tatuato nei pensieri. Un livido che non si assorbirà mai ed un vocabolario ad una sola voce: “ci saranno altre occasioni.”


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