Guida rapida ai misteri della pallavolo (per genitori curiosi)

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docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 11:49
I RUOLI NELLA PALLAVOLO

(dal sito della Serafino Viaggi Volley Lecce)


docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 11:50
Il centrale
Il centrale è un giocatore che si posiziona principalmente in 'prima linea'. Di prassi è sostituito dal 'libero' quando, nella proverbiale rotazione, giunge 'in posto 5'. L'alternanza col 'libero' non è obbligatoria. Avviene a discrezione del tecnico.

Tipicamente longilineo, il centrale fa della velocità d'esecuzione la sua specialità, quando è la sua squadra ad attaccare. Ciò per tentare di evitare l'intervento del 'muro' degli avanti avversari, attento a ribattere le sue conclusioni. Di contro, diviene il primo difensore quando è la compagine rivale a provare il punto, ergendosi oltre la rete nello scopo di respingere la palla al 'muro' o, quantomeno, nel tentativo di smorzarla, per facilitare l'intervento dei compagni in difesa.

Altre caratteristiche del centrale sono l'elevazione, anche da fermo, la rapidità negli spostamenti, estrema lucidità e concentrazione, necessari per provare a 'leggere' la scelta degli avversari per anticiparne l'azione di contrasto. Il centrale attacca spesso e volentieri in 'primo tempo' o, nella pallavolo femminile, la 'fast', gesto tecnico col quale il palleggiatore alza la palla all'indietro verso zona 2, in modo da spiazzare il muro avversario. Ma, in generale, d'intesa con il palleggiatore, il titolare di questo ruolo è in grado di variare i suoi colpi sotto rete. Solo così può sperare di sorprendere l'avversario ed eluderne le difese.

docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 11:54
Il palleggiatore
Il palleggiatore, nell'azione di gioco, è il destinatario del secondo tocco di palla, che prova a servire ai propri attaccanti dopo averla ricevuta dal reparto arretrato, sia essa frutto di ricezione o difesa. In prima linea si posizione in zona 2, in difesa, invece, occupa posto 1.

Al titolare di questo ruolo cardine viene chiesta una buona coordinazione di movimenti supportata da una discreta tecnica individuale. Per svolgere al meglio il delicato compito, è necessaria una eccellente visione di gioco, mirata allo studio del piazzamento dei propri compagni e degli avversari, per poter suggerire l'assist migliore. Quando ricezione e difesa sono imprecise, è costretto ad eseguire veloci spostamenti per coprire le distanze e posizionarsi correttamente sotto il pallone. E' chiamato a scegliere, in ogni momento della gara, quale alzata sia più propizia, per cercare di sfruttare le doti migliori della prima linea. Per queste sue spiccate caratteristiche, è fra tutti i giocatori, colui che coopera di più con l'allenatore, condividendone programmi e tattiche di gioco.

Il successo delle sue giocate dipende anche dalla velocità e reattività di spostamento. La sua rapidità di esecuzione può risultare determinante per la conclusione dell'azione offensiva in modo redditizio. Nella pallavolo moderna, quella ad alti livelli, è opportuno che il palleggiatore sia di statura abbastanza elevata, poiché si richiede il suo apporto nelle operazioni al muro. Entrando di più nel merito, al regista della squadra, di volta in volta, si richiede di:

privilegiare i tipi di alzata che, in allenamenti, partite precedenti o amichevoli, si sono rivelati più efficaci
cercare di chiamare in causa gli attaccanti più lucidi, specie se essi sono ostacolati da un giocatore avversario più debole a muro, servendoli con precisione e frequenza soprattutto nei momenti topici della gara;
insistere sullo stesso tipo di alzata, se la squadra avversaria sembra incapace di difendere l'attacco che ne deriva
variare continuamente il gioco se, viceversa, l'avversario si adegua rapidamente agli attacchi più frequenti
riuscire a spiazzare il muro avversario, facendolo muovere a vuoto o nascondendo, fino all'ultimo momento, il luogo di alzata prescelto
di tanto in tanto, rischiare la conclusione al secondo tocco, in modo da provare a sorprendere muro e difesa avversaria
sfruttare la sua visione periferica per evitare di alzare in zone in cui il muro avversario è già piazzato in anticipo

docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 11:56
Lo schiacciatore (banda)
È, forse, il ruolo più faticoso di tutti, quello che impegna di più, perché richiede al giocatore sia di ricevere - anche quando è in prima linea - che di attaccare. Per questo è necessaria una buona dose di potenza e soprattutto resistenza, supportate da una lucidità estrema, soprattutto quando la squadra si trova in difficoltà e bisogna ricucire il gioco. Lo schiacciatore laterale è considerato il vero "leader" della squadra. A lui sono affidati i palloni più difficili e a lui è richiesto di "mettere a terra" tutte le palle "sporche", comunque non gestibili secondo uno schema predeterminato. Di solito è a lui che si affida il palleggiatore quando è necessario chiudere un punto fondamentale per il prosieguo della gara.

Le posizioni occupate dai giocatori di questo ruolo sono la zona 4 - quando il giocatore si trova in prima linea - e la zona 5 - quando è posizionato in seconda linea -. Molte squadre utilizzano in difesa lo schiacciatore laterale in zona 6 per permettergli di attaccare dalla seconda linea (attacco pipe). Velocità, peso e potenza sono le componenti fisiche necessarie per la schiacciata.

Per diventare uno schiacciatore è importante disporsi in modo positivo nei riguardi delle caratteristiche del ruolo, attaccando sia con tecnica che con intelligenza. Deve sempre esistere l'intento di stabilire un "dominio" sulla difesa avversaria. Ad esempio, se il muro avversario è alto, lo schiacciatore deve saper utilizzare questa situazione a proprio vantaggio: guardare se ci sono varchi, cercare un ‘mani e fuori', ricordando sempre che, contro un buon attaccante, il muro commette sempre più errori di quanti punti ottenga, anche se sembra intimidire in base ad un'ottima disposizione. Lo schiacciatore non deve mai accettare che ci possa essere un senso di dominio del muro nei suoi confronti. Sarebbe un suicidio!

L'attacco non è un'azione ad una sola dimensione, ma è un processo che parte da una predisposizione mentale. Fra il muro e lo schiacciatore esiste una forza di volontà. In essa, la persona che compie l'ultima mossa, di solito vince - ad esempio: una rincorsa dello schiacciatore in parallela, per poi "girare" il colpo in diagonale -. Lo schiacciatore che possiede un buon controllo del movimento del polso, può usare questa arma all'ultimo momento, per provare ad eludere la difesa dell'avversario; lo schiacciatore, "leggendo" la difesa avversaria - capisce quando poter eseguire un pallonetto, quando "piazzare" il colpo o quando tirare forte. Da ciò trae vantaggio rispetto al muro avversario. Per ottenere tutto questo è essenziale il controllo - e questo richiede un'esecuzione perfetta della rincorsa - specialmente per quel che riguarda gli ultimi due passi e la "fase di volo". Bisogna essere in grado di colpire la palla nell'ambito dei diversi momenti della propria traiettoria di volo; questo movimento viene chiamato "tempo di sospensione" e rappresenta la capacità di padroneggiare nella fase di volo, per disporre della miglior struttura temporale nell'imminente contatto con la palla.

docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 11:57
L'opposto
Il ruolo ha questo nome perché è coperto dal giocatore situato in posizione diametralmente opposta a quella del palleggiatore. Per questa sua posizione, l'opposto, è chiamato più volte ad attaccare dalla seconda linea (zona 1) proprio perché il palleggiatore avanti "brucia" la disponibilità di intervento di uno schiacciatore; trovandosi in prima linea, invece, effettua muro e attacco da zona 2. A questo componente sono richieste le stesse caratteristiche del laterale e di essere dotato di buona predisposizione a muro, visto che si trova a dover contrastare gli attacchi degli avanti avversari con frequenza. Solitamente viene escluso dalla ricezione e spesso si disinteressa anche della difesa, preparandosi già ad attaccare una eventuale alzata a proprio favore.

Proprio per questo è considerato il bomber della squadra, l'atleta che spedisce in campo avverso il numero maggiore di palloni. A fine gara, il suo bottino è quasi sempre superiore a quello degli altri ruoli. E' proverbialmente candidato al ruolo di top-scorer. Un opposto efficace è in grado di ridurre il compito offensivo degli schiacciatori di banda. Nel contempo permette ai centrali di essere una valida alternativa, difficilmente controllabile dal muro avverso, in quanto fattore di sorpresa, dovuto alla loro sporadica chiamata in causa.

docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 11:58
Il libero
Ogni squadra ha il diritto di designare, tra i dodici atleti convocati, uno specialista in ricezione e difesa: il libero. Egli indossa una maglia di colore diverso e contrastante rispetto ai suoi compagni. Ha la caratteristica di giocare solo in seconda linea, nelle zone 1, 6 e 5 ed è autorizzato ad entrare in campo per sostituire qualsiasi difensore. Le sostituzioni che coinvolgono il libero non sono conteggiate. Esse sono illimitate, ma ci deve essere sempre un'azione di gioco fra due di queste sostituzioni. Il libero può essere sostituito soltanto dallo stesso giocatore che era stato da lui sostituito.

Una sostituzione effettuata dopo il fischio di autorizzazione del servizio, ma prima del colpo di servizio, non deve essere rigettata, ma deve essere oggetto di un avvertimento verbale al termine dello scambio. Una susseguente ritardata sostituzione, deve essere sanzionata con un "ritardo di gioco". Il libero ed il giocatore da lui sostituito, devono entrare ed uscire dal campo dalla linea laterale davanti alla propria panchina, tra la linea d'attacco e quella di fondo.

Il libero, inoltre, ha una serie di limitazioni: ad esempio, egli non può mai essere nominato capitano, non gli è permesso di completare un attacco da qualsiasi posizione (includendo terreno di gioco e zona libera), se al momento del tocco la palla è completamente al di sopra del bordo superiore della rete, non può servire, murare o tentare di murare. Inoltre, un compagno di squadra non può completare un attacco della palla che si trova completamente al di sopra del bordo superiore della rete, se essa proviene da un "palleggio" con le dita rivolte verso l'alto del libero che si trova nella zona d'attacco. La palla può essere liberamente attaccata se la stessa azione viene effettuata dal libero che si trova dietro la zona d'attacco.

Se infortunatosi durante il gioco, il libero può essere sostituito da un suo compagno tra quelli che, al momento dell'infortunio, sono in panchina. Tale sostituzione assume carattere permanente ed il libero rimpiazzato, non può rientrare in campo per il resto della gara. Il giocatore che lo sostituisce rimane nel ruolo assegnatogli fino a fine gara.

docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 12:05
I FONDAMENTALI NEL VOLLEY

(dal sito della Serafino Viaggi Volley Lecce)

docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 12:07
La difesa
Nella pallavolo la difesa è l'azione con cui un atleta, dopo l'attacco avversario, cerca di impedire al pallone di toccare terra dal proprio lato del campo, tentando allo stesso tempo di mantenerlo in gioco, in modo tale da poter costruire un'azione di contrattacco efficace.

La difesa è strettamente correlata al muro, al punto che molti allenatori considerano (e spesso allenano) l’insieme del muro e della difesa come un sistema unico.

Il numero di tecniche utilizzabili in difesa è enorme: tuffi, rullate, capovolte, mani alte o basse, bagher, un braccio o due, pugni chiusi o mani aperte, si possono usare persino i piedi. Insomma, per difendere è permesso tutto o quasi. Ovviamente non si può allenare tutto, perciò ogni allenatore tenta di trasmettere ai propri atleti almeno tre o quattro tecniche che gli consentano però di difendere il maggior numero di attacchi possibile.

In generale il bagher è il fondamentale principalmente utilizzato difesa. Lo si usa in particolare per opporsi agli attacchi che giungono vicino al proprio corpo e su tutti quei palloni in cui è possibile arrivare con uno spostamento delle gambe. Quando purtroppo la palla è troppo lontana per arrivarci con un semplice spostamento o una corsa, è necessario l’uso di tecniche più “acrobatiche”, che prevedono il contatto del busto col terreno. Nel settore maschile è maggiormente utilizzato il “tuffo”, che prevede l’appoggio o lo scivolamento del petto sul terreno, colpendo la palla con le mani unite in bagher o col dorso della mano. Nel settore femminile invece è più facile vedere l’uso della “rullata”, maggiormente adatta alla fisiologia delle donne, in cui l’appoggio a terra avviene sul dorso o sul fianco e solitamente la palla è colpita con la parte interna del braccio o della mano, aperta o chiusa a pugno.

Però, pur essendo necessaria, una buona tecnica non rappresenta la caratteristica più rilevante della difesa. Molto più importante è la motivazione, la volitività nella fase difensiva. S’incontrano molti atleti dotati tecnicamente che hanno un’efficienza difensiva inferiore rispetto ad atleti meno tecnici ma più “aggressivi”. La disposizione mentale alla difesa, la volontà di non rinunciare a priori a recuperare un pallone, per quanto difficile esso sia, è uno degli aspetti più difficili e lunghi da imparare per un giocatore, ma senza di essa è impossibile diventare un difensore di alto livello.

Un'altra caratteristica fondamentale di un buon difensore è la “capacità di anticipazione”, cioè la capacità di studiare l’attacco avversario ed i movimenti dell’attaccante al fine di anticipare il piazzamento della difesa. Un famoso allenatore delle Juniores Nazionali definiva quest’aspetto “velocità di pensiero”;. In effetti il tempo che passa tra il colpo dell’attaccante e l’intervento difensivo è di qualche decimo di secondo, perciò è necessario che il difensore “pensi” rapidamente, in base a ciò che avviene dall’altra parte della rete, a come reagire preparandosi all’attacco più probabile.

Oltre al suo scopo principale, cioè il non far cadere il pallone dalla nostra parte della rete, la difesa si propone anche l’obiettivo secondario di consentire alla propria squadra di contrattaccare con la massima efficacia possibile. La prima regola per ottenere questo risultato è cercare di indirizzare la palla, dopo la difesa, verso l’alto e in una zona del campo in cui il nostro palleggiatore può intervenire comodamente, mantenendo il maggior numero di opzioni d’alzata. La bravura di un difensore non consiste quindi solo nell’impedire all’avversario di fare il punto, ma anche di indirizzare il pallone in modo da permettere un valido contrattacco.

Pur essendo molto legata alle capacità individuali degli atleti, non bisogna però dimenticare che la difesa è un fondamentale di squadra, in cui i giocatori si suddividono il campo in varie zone d’intervento secondo le disposizioni dell’allenatore e le situazioni di gioco, collaborando tra loro e supportandosi quando si verificano delle situazioni impreviste. L’unione di una corretta tattica di squadra e di valide capacità individuali, con il supporto di un buon sistema di muro, consente di creare non poche difficoltà anche ai più forti attaccanti avversari.

docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 12:13
Il muro
Subito dopo l'attacco, il muro è il colpo da cui provengono, in una squadra di medio/alto livello, la maggior parte dei punti diretti.

Spettacolare quasi quanto l’attacco stesso, è l’arma più potente che una squadra ha a disposizione per opporsi all’attacco avversario. Il muro consente non solo di limitare l’efficacia dell’attacco ma, cosa che accade in pochissimi altri sport, di trasformare quasi istantaneamente un attacco avversario in un punto per la nostra squadra.

Gli obiettivi del muro, dal punto di vista tattico, sono generalmente diversi in funzione delle situazioni di gioco. In generale però credo che si possano ricondurre ai seguenti punti:

Impedire alcune traiettorie d’attacco, respingendole nel campo avversario.
Rallentare la velocità di altre traiettorie per facilitarne la difesa.
Essere punto di riferimento per il piazzamento dei difensori.
Non va inoltre trascurato l’impatto psicologico che l’esecuzione corretta del muro ha sugli attaccanti avversari, che talvolta “soffrono” la pressione a cui il muro li sottopone commettendo degli errori. Non si è volutamente inserito tra gli obiettivi del muro quello di “fare punto” perché, nonostante il muro rappresenti una grande fonte di punti, il punto diretto non è sempre uno dei suoi fini primari. Anzi, talvolta la ricerca esasperata del punto diretto tramite il muro porta gli atleti a perdere di vista gli altri obiettivi, realizzando un muro poco efficace o persino controproducente.

In generale, la tecnica del muro è finalizzata al disporre le mani, un istante prima del colpo, in una posizione tale da garantire il miglior piano di rimbalzo possibile per raggiungere gli obiettivi tattici descritti in precedenza. Questo vale sia nel muro individuale sia in quello collettivo. Per ottenere ciò è necessario allenare con cura anche le fasi precedenti, cioè l’osservazione del modo in cui l’avversario si sta preparando all’attacco, le conseguenti scelte sul come reagire, l’eventuale spostamento, il salto e la fase aerea, senza trascurare la ricaduta.

Il giocatore impegnato a muro dispone solitamente di pochissimo tempo per reagire all’attacco; infatti la certezza di quale giocatore avversario attaccherà si ha soltanto quando la palla lascia le mani dell’alzatore, cioè pochi istanti prima del colpo d’attacco. Così accade che talvolta i giocatori non abbiano il tempo per valutare chi attaccherà ed intervenire su di lui (muro in “lettura”) perciò scelgono di “anticipare” l’azione di muro, scegliendo un giocatore da marcare a prescindere se poi la palla arriverà a lui oppure no (muro ad “opzione”). Oggi la rapidità dell’attacco in primo tempo è tale che i giocatori più alti stanno imparando a saltare a muro senza contromovimento, utilizzando cioè solo la spinta reattiva delle gambe.

Visto il poco tempo a disposizione, la fase d’approccio precedente al salto riveste una particolare importanza perché deve garantire rapidità ma anche coordinazione e stabilità, considerato che sia lo spostamento sia il salto avvengono molto vicino alla rete e che un errore in questa fase probabilmente produrrà, se non un fallo di “invasione” (tocco della rete) da parte dei giocatori a muro, un piano di rimbalzo male orientato oppure un ritardo nel tempo di intervento. A seconda del sistema d’attacco avversario e dei suoi tempi, esistono diverse tecniche per lo spostamento e l’approccio al salto (passi accostati, incrociati, ecc.), utilizzabili di volta in volta in funzione delle situazioni di gioco.

Nonostante il muro sia a tutti gli effetti un fondamentale a se stante, quasi tutti gli allenatori lo considerano strettamente relazionato alla difesa, studiando ed allenando il complesso muro-difesa come un unica struttura di gioco, in cui le scelte fatte a muro si riflettono direttamente sulle scelte difensive e si integrano con queste. In questo modo si riesce ad aumentare sensibilmente l’efficacia del sistema muro-difesa da opporre all’attacco avversario.


docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 12:30
L'attacco
Quando nella pallavolo moderna si parla di attacco normalmente non ci si riferisce ad un colpo in particolare, ma ad un insieme di tecniche e di comportamenti tattici che una squadra utilizza per cercare di concludere l'azione a proprio favore.

Sicuramente però in ciascuno di noi, appena si sente parlare di attacco nella pallavolo, il pensiero volge immediatamente al colpo predominante dell’attacco, vale a dire la “schiacciata”.

Questo colpo, pur non essendo l’unico utilizzato in attacco, è sicuramente uno dei fondamentali più importanti e spettacolari del volley, in quanto riassume in sé un insieme di caratteristiche (coordinazione, potenza, intelligenza tattica, ecc.) che, unite al fatto che consente all’atleta di “segnare” un punto per la propria squadra, lo rendono forse il colpo più motivante per gli atleti. Inoltre è uno dei gesti tecnici più complessi e dalla casistica più ampia, perciò è necessario allenarla molto ed è raro oggi vedere un singolo allenamento che non comprenda la schiacciata in qualche esercitazione, come obiettivo primario o come supporto ad altri esercizi.

La schiacciata non è un movimento unico, bensì è l’insieme in sequenza di alcuni gesti tecnici, adattabili a seconda delle informazioni tattiche che l’atleta riceve durante l’esecuzione, che si sviluppano nell’arco di pochi secondi dopo la ricezione o la difesa. Dal punto di vista tecnico quindi l’azione inizia con una fase preparatoria e un adattamento tattico, in cui l’atleta osserva le traiettorie del pallone e i movimenti del proprio alzatore, cercando di assumere la posizione migliore per iniziare la sua rincorsa, cioè la fase in cui il giocatore avanza accelerando verso la rete, acquistando la velocità necessaria per eseguire un buon salto e arrivare a colpire la palla al momento e nel punto giusto. Terminata la rincorsa avviene lo stacco da terra: è uno dei momenti più importanti del movimento; la sua corretta esecuzione consente di mantenere la coordinazione durante il salto e di trasformare la velocità acquistata durante la rincorsa nella elevazione necessaria per eseguire il colpo.

Durante la successiva fase aerea il giocatore, con i piedi ormai staccati da terra, si prepara a colpire coordinando busto, braccia e gambe in funzione della traiettoria osservata, o prevista, dell’alzata in arrivo. Normalmente la spalla del braccio che colpirà la palla si “apre” ed il busto si inarca per aiutare ad imprimere la potenza necessaria al pallone e prepararci al colpo sulla palla, istante decisivo per trasmettere al pallone la giusta forza e direzione, indirizzandolo verso il campo, o il muro, avversario, cercando di conquistare il punto.

Ultima fase, ma non meno importante, è la ricaduta. Infatti un movimento errato nell’istante in cui gli arti inferiori riprendono contatto col terreno può causare seri infortuni; inoltre, se il nostro attacco non è andato a segno, una buona ricaduta ci consente di prepararci nel minor tempo possibile ad opporci all’attacco avversario.

Dal punto di vista tattico l’obiettivo principale dell’attacco è ovviamente quello di conquistare direttamente il punto ma, nel caso ciò non fosse possibile, un buon attaccante ha sempre il dovere di cercare di mettere in difficoltà il sistema muro-difesa degli avversari, in modo tale che essi non riescano a costruire a loro volta un attacco efficace. Per ottenere questi obiettivi l’attaccante deve anche essere allenato a osservare, valutare e sfruttare correttamente i difetti ed i punti deboli del muro e della difesa avversaria. Ciò implica la necessità che l’attaccante possieda un bagaglio tecnico il più ampio possibile, in modo che possa utilizzare colpi, direzioni e tecniche diverse per meglio rispondere ai diversi sistemi di muro e difesa usati dalle squadre avversarie.

Inoltre, le variabili che influiscono sull’attacco, e quindi sulla sua efficacia, sono moltissime:
Capacità tecniche dell’attaccante, precisione e tempo dell’alzata, qualità e piazzamento del muro avversario, punto di impatto sulla palla, tipo e velocità del colpo, eccetera. Per quanto gli allenatori cerchino di schematizzare l’attacco in una serie di azioni-tipo allenabili, rimane sempre una grande componente di situazionalità che è gestibile solo con buone capacità dell’attaccante nel coordinarsi e adattarsi rapidamente alle circostanze che si presentano durante il gioco.

docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 12:37
La ricezione
Nella pallavolo si chiama "ricezione" l'azione con cui una squadra intercetta il servizio dell'avversario.

La squadra che "riceve" la battuta è anche quella che effettuerà il primo attacco durante quella azione di gioco; e il primo attacco, se ben costruito, consente di mettere una seria ipoteca sulla conquista del punto. Da questa considerazione si comprende subito l'importanza della ricezione in quanto colpo d'impostazione dell'azione d'attacco, e non soltanto come fondamentale d'opposizione al servizio avversario.

L'obiettivo principale della ricezione è quindi molto semplice: Deve consentire alla squadra di impostare al meglio il proprio attacco, consentendo al palleggiatore tutte le scelte tattiche a disposizione in ciascuna rotazione di gara. Questo significa praticamente far arrivare la palla al palleggiatore in condizioni "ideali", sia in termini temporali che di posizione spaziale.

La tattica della ricezione è quindi molto semplice, ma non si può affermare lo stesso quando ci si concentra sull'esecuzione tecnica del gesto. Il fatto che il servizio avversario può variare molto in termini di tecnica, velocità, traiettoria, zona di partenza e di arrivo della palla, complica notevolmente l'allenamento di questo fondamentale, che dopo la difesa presenta sicuramente il più alto grado di situazionalità, e quindi di imprevedibilità, tra tutti i colpi della pallavolo. Un buon ricevitore deve eccellere in molte capacità differenti, ed è per questo che spesso i migliori ricevitori coincidono con i giocatori più "completi" ed esperti.

Dal punto di vista della tecnica individuale, la ricezione è storicamente legata al fondamentale del bagher, cioè al colpo eseguito con le braccia distese in avanti/basso e le mani unite. Infatti, in passato, il regolamento non consentiva praticamente di eseguire una ricezione con colpi che non fossero "secchi", ed il bagher era l'unico fondamentale che garantiva la precisione necessaria senza rischiare di commettere il fallo di "trattenuta", sanzionato quando la palla viene fermata e rilanciata, invece che colpita. Oggi il regolamento è stato modificato e si può ricevere anche utilizzando il palleggio, respingendo quindi la palla con i palmi delle mani orientati verso l'alto, ma questa tecnica è efficace solo contro battute relativamente lente e lunghe, perciò ancora oggi il fondamentale principe della ricezione rimane il bagher.

L'elemento discriminante in una buona tecnica di ricezione in bagher è dato dalla qualità del piano di rimbalzo, formato dalle nostre braccia, che opponiamo al pallone in arrivo. Questo deve essere uniforme, "rigido" e ben orientato in modo tale che la palla esca dopo il colpo con la traiettoria e la velocità desiderata. Si potrebbe quindi pensare che la tecnica di ricezione si risolva soltanto col corretto utilizzo delle braccia, ma è un'idea errata. Per opporre un buon piano di rimbalzo alla palla in arrivo è fondamentale anche l'attività delle gambe, per andare ad intercettare la palla e per stabilizzare il corpo al momento del corpo, così come il lavoro del busto e delle spalle, per garantire l'orientamento e la stabilità delle braccia.

Tecnica individuale a parte, la ricezione è un'azione che coinvolge un numero variabile di giocatori, dai due ai cinque elementi della squadra. Il numero dei ricevitori impegnati può cambiare in funzione della categoria di gioco, del tipo e della qualità della battuta e ovviamente dell'abilità dei ricevitori stessi. In generale al crescere del livello tecnico si tende a ridurre il più possibile il numero dei ricevitori, al fine di ridurre il numero delle "zone di conflitto", cioè le aree del campo comprese tra i ricevitori, in cui è facile che si creino malintesi in ricezione su chi deve intervenire sulla palla in arrivo.

Gran parte del lavoro nella ricezione di una squadra viene affidato al giocatore "libero", un ruolo del volley introdotto da pochi anni e specializzato nei fondamentali di ricezione e difesa. Il libero, riconoscibile per la maglia di colore diverso dai compagni, non potendo per regolamento partecipare all'attacco, viene specificatamente allenato per assumersi la massima responsabilità in ricezione e quindi liberare il più possibile i compagni, che così possono prepararsi per attaccare.

docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 12:42
Il servizio
Il servizio, o battuta, è il colpo che consente ad una squadra di mettere in gioco la palla inviandola nel campo avversario.

In questa definizione, all'apparenza banale, si può già leggere la caratteristica principale che rende questo colpo "unico" e diverso da tutti gli altri fondamentali della pallavolo: è l'unica azione in cui abbiamo il tempo di prepararci al colpo con calma e a palla ferma.

In tutti gli altri fondamentali infatti abbiamo a disposizione al massimo un paio di secondi per adattarci e colpire, il più rapidamente ed efficacemente possibile, la palla che si avvicina, sia che provenga da un nostro compagno che da un avversario (per questo motivo la pallavolo è classificata come sport "di situazione"). Nella battuta invece il regolamento ci mette a disposizione ben otto secondi di tempo per valutare, con calma, come eseguirla al meglio.

Poiché la palla, dopo il servizio, deve terminare nel campo avverso, l'obiettivo tattico del colpo è semplice: impedire all'avversario di costruire un azione efficace e possibilmente costringerlo all'errore. Questo obiettivo si può raggiungere tramite diverse tecniche, tutte riconducibili però a due grandi categorie: battute coi piedi a terra e battute in salto. A questa prima suddivisione è necessario però aggiungere unaltra distinzione di massima, e cioè tra battute con o senza rotazione del pallone. Abbiamo così quattro tecniche principali, su cui poi i giocatori e gli allenatori adattano le loro tecniche. Vediamole una per una:

La battuta coi piedi a terra e rotazione del pallone è oggi, in italia, quasi totalmente caduta in disuso. Consente infatti un colpo di potenza medio-alta ma la rotazione del pallone garantisce una traiettoria regolare, che le ricezioni moderne non hanno solitamente problemi a gestire con grande facilità. Oggi la si vede ancora in qualche scuola asiatica, ma sta rapidamente scomparendo anche all'estero.

Il servizio coi piedi a terra e senza rotazione del pallone è sempre molto usato, in particolare nel settore femminile e nel maschile di medio-basso livello. Il fatto che il pallone non ruoti crea una traiettoria irregolare (effetto "floating" o a "foglia morta") dovuta all'assenza dell'effetto giroscopico, in particolare nella parte finale della traiettoria cioè quando si riduce la componente orizzontale della velocità. Questa traiettoria irregolare comporta, nonostante la relativa lentezza della palla, una notevole difficoltà al ricevitore avversario nell'adattarsi rapidamente alle rapide variazioni di traiettoria.

La battuta in salto con rotazione del pallone è la battuta più usata nell'alto livello, a causa dell'impressionante efficacia che garantisce quando ad eseguirla sono atleti di notevoli caratteristiche fisiche in termini di altezza e potenza. Pur avendo una traiettoria regolare, la palla può assumere infatti una velocità tale da rendere molto difficoltoso l'intervento della ricezione nei tempi e nei modi corretti. Talvolta viene alternata ad una battuta meno potente, riducendo l'escursione del braccio e aumentando la chiusura del polso, al fine di spezzare la regolarità del colpo e non dare riferimenti continui alla ricezione avversaria.

La battuta in salto senza rotazione del pallone ("salto-float") è una tecnica che ha preso molto piede in questi anni, in particolare nel settore femminile. Unisce infatti i vantaggi della traiettoria irregolare (floating) ad un punto di impatto più alto, che consente una maggiore velocità alla palla e una traiettoria più tesa.


docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 12:54
Il palleggio (da wikibooks)
Uno dei fondamentali più importanti nella pallavolo è il passaggio, in quanto costituisce i due terzi di ogni azione.
Nella pallavolo si parla indifferentemente di passaggio o palleggio, poiché non essendoci la possibilità di toccare due volte consecutive la palla (eccezione fatta per il muro), si ha sempre bisogno di un compagno che la rimandi. Quindi palleggio e passaggio si identificano. Dal 1895 al 1950 circa si è sempre chiamato palleggio il passaggio con le mani, poiché la palla veniva trattata solo con esse. Quando nel 1950 sono apparse le prime respinte a braccia unite si è parlato di "salvataggio" non potendo classificare bene il colpo. Sono stati i cecoslovacchi ad usare per primi la tecnica delle braccia unite per respingere i palloni che arrivavano a grande velocità: le braccia venivano messe sotto la palla, come una scavatrice, dalla quale poi hanno preso il nome di "bagher" (vedi sotto). Nel giro di vent'anni il bagher è diventato il più importante tocco dei tre che si hanno a disposizione. Quindi ora non si può più parlare di tecnica di salvataggio, bensì di passaggio. Per distinguere i vari modi di respingere la palla nella terminologia odierna del campo di gioco, viene definito palleggio il passaggio effettuato con le mani e bagher quello eseguito con le braccia. Quando il passaggio viene indirizzato allo schiacciatore, viene chiamato alzata. A seconda che la palla venga inviata davanti, dietro o lateralmente al corpo abbiamo rispettivamente il palleggio avanti, il palleggio dietro e il palleggio laterale. In generale, il palleggio è uno dei fondamentali più importanti in quanto si impostano con esso quasi tutte le azioni d'attacco e di contrattacco. Di tutti i tipi di passaggi è (teoricamente) il più facile, perché si esegue davanti al corpo permettendo di controllare continuamente il pallone. A livello tecnico, il palleggio si effettua portando le mani sopra la testa, in modo tale che i pollici e gli indici (che, assieme alle spalle, controllano la direzione del colpo) formino una figura simile ad un cuore rovesciato. Contemporaneamente il resto della mano avvolge la palla e gli arti inferiori, flettendosi, danno, al rilascio del pallone, la forza desiderata. Se si vuole rendere il gioco più veloce abbassando la traiettoria del palleggio, è necessario ruotare i polsi dall'interno verso l'esterno: maggiore è la rotazione e la velocità di tale azione, minore sarà l'altezza raggiunta dalla palla.

docangelo
00mercoledì 15 dicembre 2010 12:57
LE REGOLE BASE (da Wikibooks)
Per definire, a grandi linee, la fisionomia del gioco della pallavolo, di seguito vengono descritte in breve alcune regole tecniche.

Il servizio è il fondamentale con il quale il giocatore in zona 1 invia la palla nel campo avversario. La palla deve superare la rete nella zona definita dalle due aste laterali senza toccare né il campo di gioco della squadra in battuta, né alcuno dei suoi giocatori. Se la palla tocca la rete ma, passando sopra di essa, giunge nel campo avversario, il servizio è valido. Il servizio non può essere murato. Il giocatore che effettua il servizio non deve calpestare la riga di fondo campo od oltrepassarla durante l'esecuzione della battuta.
Per ogni azione di gioco, la squadra ha a disposizione tre tocchi per inviare la palla nel campo avversario; nel caso di un quarto tocco il gioco viene fermato e il possesso di palla passa all'altra squadra (fallo di "quattro tocchi").
Uno stesso giocatore non può eseguire due tocchi consecutivi. L'azione tecnica del muro non viene però conteggiata nel numero di tocchi per azione: se un giocatore tocca la palla mentre sta effettuando il muro, può colpire di nuovo senza incorrere nel fallo di "doppio tocco", e in tutto la squadra può effettuare ancora tre passaggi prima di rinviare la palla nel campo avversario.
La palla non può essere fermata o trattenuta. Può essere colpita con qualunque parte del corpo solamente nell'effettuazione del primo tocco ("tocco di squadra"); riguardo agli altri due tocchi, costituisce fallo il contatto della palla con il palmo della mano (se però quest'ultima si trova sotto l'asse delle spalle, in caso contrario è considerato regolare).
Se la palla tocca la rete e ritorna indietro può essere rigiocata, a patto che non siano già stati effettuati i tre tocchi e che non sia lo stesso giocatore che ha indirizzato la palla in rete a rigiocarla.
I giocatori di seconda linea non possono inviare la palla nel campo avversario se si trovano nella zona di attacco (dentro la linea dei tre metri) e la colpiscono sopra l'altezza della rete. Possono viceversa inviarla nel campo avversario se la colpiscono sotto l'altezza della rete o se la colpiscono mentre "staccano" (senza toccare la linea dei tre metri) dalla zona di difesa.
Come conseguenza della regola precedente, i giocatori di seconda linea non possono fare il muro.
Se un giocatore mette il piede nel campo avversario, oltrepassando completamente la linea centrale (invasione) commette fallo.
È fallo toccare la rete nella parte superiore della rete nell'azione di giocare la palla o toccare la rete volontariamente Non è fallo toccare la rete sotto il nastro a meno che non si danneggi il gioco avversario o ci si avvantaggi di questo tocco (in pratica se si altera l'assetto della rete).

Oltrepassare con la mano o qualsiasi altra parte del corpo, ad esclusione del piede, la linea centrale, a patto che non si danneggi nessun giocatore della squadra avversaria, non è fallo.
Oltrepassare completamente la linea centrale con il piede è sempre fallo.
Le linee che delimitano il campo sono parte integrante di esso: la palla che colpisce la linea è considerata palla in campo.
La palla che tocca le aste o tocca la rete all'esterno della antenne è da considerarsi fuori.
La palla che passa sopra o esternamente alle antenne puo' essere recuperata, all'interno del numero regolare di tocchi, sempre che: la palla fosse diretta nella zona libera opposta e rientri nel campo passando sempre sopra o esternamente alle antenne, dalla stessa parte del campo. I giocatori avversari non possono ostacolare il giocatore che tenta di recuperare il pallone.

polmary@
00mercoledì 15 dicembre 2010 14:54
molto interessante, per uno come me si sta appassionando alla pallavolo.
Ci sono alcune cose che non mi tornano, ma probabilmente perchè non ho le "basi": i numeri a cui fa riferimento l'articolo sono le posizioni in campo?
Sono queste?

4 3 2
5 6 1
docangelo
00giovedì 16 dicembre 2010 08:17
L'area di gioco
(dal sito della Serafino Viaggi Volley Lecce)


docangelo
00giovedì 16 dicembre 2010 08:22
E' bene ricordare che, sebbene vi siano delle regole riguardanti terreni di gioco ed attrezzature, può capitare, pur di non penalizzare le piccole società, di sopravvenire ad alcune di esse.
In particolare, si può chiudere un occhio sullo spazio attorno al terreno di gioco, sul colore, sullo spazio aereo.

L'area di gioco non comprende solo il campo vero e proprio ma anche la zona libera circostante. Tale area deve essere rettangolare e simmetrica.

Dimensioni
Il terreno di gioco è un rettangolo di m. 18 x 9, circondato da una zona libera, larga almeno 3 metri su ogni lato. Lo spazio di gioco si estende anche sopra l'area di gioco e deve essere libero da ostacoli ed alto almeno 7 metri. Per le competizioni mondiali FIVB, la zona libera deve misurare almeno 5 m. dalle linee laterali e almeno 8 m. dalle linee di fondo. Lo spazio di gioco libero deve misurare almeno 12,5 m. al di sopra della superficie di gioco.

Superficie di gioco
La superficie deve essere piana, orizzontale ed uniforme e su di essa non ci devono essere ostacoli o impedimenti al movimento degli atleti. È vietato giocare su superfici rugose o scivolose. Per le competizioni mondiali FIVB e ufficiali, le superfici in legno o in materiale sintetico sono le sole permesse. Ogni superficie deve essere precedentemente omologata dalla FIVB.

Linee del terreno di gioco
Le linee sono larghe 5 cm. Esse debbono essere di colore differente da quello del terreno di gioco e di ogni altra linea eventualmente su esso tracciata.

Linee perimetrali
Due linee laterali e due di fondo delimitano il terreno di gioco. Esse sono tracciate all'interno delle sue dimensioni.
Linea centrale
L'asse della linea centrale divide il terreno di gioco in due campi uguali di m. 9 x 9. Si estende sotto la rete da una linea laterale all'altra.
Linea d'attacco
Su ogni campo è tracciata una linea a 3 m. dall'asse della linea centrale, che delimita la zona d'attacco.

Zone ed aree
Zona d'attacco
Su ogni campo la zona d'attacco è delimitata dall'asse della linea centrale e dalla linea d'attacco (inclusa nella zona). Le linee d'attacco sono prolungate oltre le linee laterali con cinque tratti di 15 cm., larghi 5 cm., distanti 20 cm. l'uno dall'altro, per una lunghezza totale di 1,75 m. La zona d'attacco è considerata estesa oltre le linee perimetrali fino al limite della zona libera.
Zona di servizio
La zona di servizio è l'area larga 9 m. situata oltre la linea di fondo (esclusa). Essa è delimitata lateralmente da due linee di 15 cm., tracciate a 20 cm. dalla linea di fondo sul prolungamento delle linee laterali, entrambe incluse nella larghezza della zona. In profondità la zona di servizio si estende fino al termine della zona libera.
Zona di sostituzione
La zona di sostituzione è delimitata dal prolungamento delle due linee d'attacco fino al tavolo del segnapunti.
Area di riscaldamento
Nelle competizioni mondiali e ufficiali FIVB, le aree di riscaldamento, di dimensioni di m. 3 x 3, sono collocate agli angoli, dal lato delle panchine, oltre la zona libera (Fig. 1).
Area di penalizzazione
Un' area di penalizzazione, di dimensioni di m. 1 x 1 ed equipaggiata con due sedie, è localizzata nell'area di controllo dietro ciascuna panchina, sul prolungamento della linea di fondo (Fig. 1). Essa può essere delimitata con linee di colore rosso di 5 cm. di larghezza.


docangelo
00giovedì 16 dicembre 2010 08:25
Rete e pali


docangelo
00giovedì 16 dicembre 2010 08:27
Altezza della rete
La rete è posta verticalmente sopra la linea centrale, ad un'altezza della sua parte superiore di 2,43 m. per gli uomini e di 2,24 m. per le donne. La sua altezza è misurata al centro del terreno di gioco. L'altezza della rete sopra le due linee laterali deve essere esattamente la stessa e non superiore a 2 cm. di quella ufficiale.
UNDER 13: femminile 2,15 m.; maschile 2,15 m.
UNDER 14: femminile 2,15 m.; maschile 2,24 m.
UNDER 16: femminile 2,24 m.; maschile 2,35 m.
UNDER 18: femminile 2,24 m.; maschile 2,43 m.

Struttura della rete
La rete misura m. 1 di larghezza e m. 9,50 di lunghezza ed è fatta di maglie quadrate nere di 10 cm. di lato. Nella sua parte superiore è cucita una doppia banda di tela bianca larga 5 cm. per tutta la sua lunghezza. Ogni estremità di tale banda ha un foro, attraverso il quale passa una corda che la fissa ai pali e la mantiene tesa. All'interno di tale banda un cavo flessibile fissa la rete ai pali e tende l'estremità superiore. Nella parte inferiore, una corda la mantiene tesa e la fissa ai pali.

Bande laterali
Due bande bianche sono fissate verticalmente sulla rete e poste esattamente al di sopra di ciascuna linea laterale. Esse sono larghe 5 cm. e lunghe 1 m. e sono considerate come facenti parte della rete.

Antenne
Le antenne sono due aste flessibili in fibra di vetro o materiale similare, di m. 1,80 di lunghezza e di mm. 10 di diametro. Sono fissate al bordo esterno di ciascuna banda laterale ed ai lati opposti della rete. La parte superiore di ogni antenna si estende per 80 cm. sopra la rete ed è verniciata a fasce alternate di 10 cm. in colori contrastanti, preferibilmente bianco e rosso. Esse sono considerate come facenti parte della rete e delimitano lateralmente lo spazio di passaggio.

Pali
I pali che sorreggono la rete sono posti ad una distanza di 0.50 ÷ 1.00 m. oltre le linee laterali. Sono alti m. 2,55, preferibilmente regolabili. Per le competizioni mondiali ed ufficiali della FIVB, i pali sono posti ad 1 m. di distanza dalle linee laterali. Essi sono rotondi e lisci, fissati al suolo senza cavi. Non devono essere presenti cause di pericolo o di impedimenti.



polmary@
00giovedì 16 dicembre 2010 09:15
non mi è chiara una cosa rispetto al centrale e palleggiatore.
C'è scritto che il palleggiatore si mette di solito in zona 2 e che il centrale è di solito in prima linea.
ma in posizione 3 chi ci sta? non è quello che smista la palla per le schiacciate passando a zona 2 oppure a zona 4?
docangelo
00giovedì 16 dicembre 2010 09:53
Re:
polmary@, 16/12/2010 9.15:

non mi è chiara una cosa rispetto al centrale e palleggiatore.
C'è scritto che il palleggiatore si mette di solito in zona 2 ......



Giusto Paolo, anche a me verrenbbe più spontaneo pensare al pallegiatore in 3.....ma non essendo farina del mio sacco, passo la risposta a qualcuno degli allenatori che ogni tanto passano di qui (Maurizio....Gian.....Augusto.....illuminateci !!!!!!)


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