L'attacco
Quando nella pallavolo moderna si parla di attacco normalmente non ci si riferisce ad un colpo in particolare, ma ad un insieme di tecniche e di comportamenti tattici che una squadra utilizza per cercare di concludere l'azione a proprio favore.
Sicuramente però in ciascuno di noi, appena si sente parlare di attacco nella pallavolo, il pensiero volge immediatamente al colpo predominante dell’attacco, vale a dire la “schiacciata”.
Questo colpo, pur non essendo l’unico utilizzato in attacco, è sicuramente uno dei fondamentali più importanti e spettacolari del volley, in quanto riassume in sé un insieme di caratteristiche (coordinazione, potenza, intelligenza tattica, ecc.) che, unite al fatto che consente all’atleta di “segnare” un punto per la propria squadra, lo rendono forse il colpo più motivante per gli atleti. Inoltre è uno dei gesti tecnici più complessi e dalla casistica più ampia, perciò è necessario allenarla molto ed è raro oggi vedere un singolo allenamento che non comprenda la schiacciata in qualche esercitazione, come obiettivo primario o come supporto ad altri esercizi.
La schiacciata non è un movimento unico, bensì è l’insieme in sequenza di alcuni gesti tecnici, adattabili a seconda delle informazioni tattiche che l’atleta riceve durante l’esecuzione, che si sviluppano nell’arco di pochi secondi dopo la ricezione o la difesa. Dal punto di vista tecnico quindi l’azione inizia con una fase preparatoria e un adattamento tattico, in cui l’atleta osserva le traiettorie del pallone e i movimenti del proprio alzatore, cercando di assumere la posizione migliore per iniziare la sua rincorsa, cioè la fase in cui il giocatore avanza accelerando verso la rete, acquistando la velocità necessaria per eseguire un buon salto e arrivare a colpire la palla al momento e nel punto giusto. Terminata la rincorsa avviene lo stacco da terra: è uno dei momenti più importanti del movimento; la sua corretta esecuzione consente di mantenere la coordinazione durante il salto e di trasformare la velocità acquistata durante la rincorsa nella elevazione necessaria per eseguire il colpo.
Durante la successiva fase aerea il giocatore, con i piedi ormai staccati da terra, si prepara a colpire coordinando busto, braccia e gambe in funzione della traiettoria osservata, o prevista, dell’alzata in arrivo. Normalmente la spalla del braccio che colpirà la palla si “apre” ed il busto si inarca per aiutare ad imprimere la potenza necessaria al pallone e prepararci al colpo sulla palla, istante decisivo per trasmettere al pallone la giusta forza e direzione, indirizzandolo verso il campo, o il muro, avversario, cercando di conquistare il punto.
Ultima fase, ma non meno importante, è la ricaduta. Infatti un movimento errato nell’istante in cui gli arti inferiori riprendono contatto col terreno può causare seri infortuni; inoltre, se il nostro attacco non è andato a segno, una buona ricaduta ci consente di prepararci nel minor tempo possibile ad opporci all’attacco avversario.
Dal punto di vista tattico l’obiettivo principale dell’attacco è ovviamente quello di conquistare direttamente il punto ma, nel caso ciò non fosse possibile, un buon attaccante ha sempre il dovere di cercare di mettere in difficoltà il sistema muro-difesa degli avversari, in modo tale che essi non riescano a costruire a loro volta un attacco efficace. Per ottenere questi obiettivi l’attaccante deve anche essere allenato a osservare, valutare e sfruttare correttamente i difetti ed i punti deboli del muro e della difesa avversaria. Ciò implica la necessità che l’attaccante possieda un bagaglio tecnico il più ampio possibile, in modo che possa utilizzare colpi, direzioni e tecniche diverse per meglio rispondere ai diversi sistemi di muro e difesa usati dalle squadre avversarie.
Inoltre, le variabili che influiscono sull’attacco, e quindi sulla sua efficacia, sono moltissime:
Capacità tecniche dell’attaccante, precisione e tempo dell’alzata, qualità e piazzamento del muro avversario, punto di impatto sulla palla, tipo e velocità del colpo, eccetera. Per quanto gli allenatori cerchino di schematizzare l’attacco in una serie di azioni-tipo allenabili, rimane sempre una grande componente di situazionalità che è gestibile solo con buone capacità dell’attaccante nel coordinarsi e adattarsi rapidamente alle circostanze che si presentano durante il gioco.