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Luke....che passeggia nel cielo

Ultimo Aggiornamento: 10/03/2014 10:12
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04/03/2014 12:36

Il pensiero di Luca.elisavolley

Quando io giocavo la pallavolo, questo sport era un po' come er rugby, era diverso dal calcio dove er fine giustifica i mezzi, si salutava l'avversario alla fine, onorati dello scontro leale. Si salutava er pubblico all'inizio (poco devo dire) ringraziando per il tifo. Ho cominciato a bazzicà per alcune palestre nella mia zona....mha...
I miei allenatori , come mia madre e mio padre, me inculcavano il rispetto per gli altri. In allenamento ce si faceva un mazzo così, si lavorava sulla tecnica e ci si divertiva. L'allenatore ci teneva ad ognuno di noi, mica solo ar fenomeno. Lui era quello che sapeva la tecnica e ce la avrebbe passata, grazie al nostro impegno, tutti lo rispettavano che se vincesse o se perdesse (alla fine ner campo c'eravamo noi a giocà a partita).

Quello che cerco per la mia creatura è un serio impegno ner equilibrio con le altre parti della sò vita, alla fine (anzi prima de tutto) questo è un giuoco. Equilibrio.... Vorrei che la mia ragazzina se impegni seriamente dentro no sport fatto in maniera seria senza perdere l'equilibrio de e altre bellezze da vita, a musica (qualche concerto, durante l'anno, non dimenticherò mai quello degli Who o di Vasco da ragazzo...compresa a attesa con gli amici), a'arte dei musei in giro per'Europa, scalà le montagne che avete qui in giro, nuotà nei oceani e ne mari, conoscè altri esseri umani che te arricchiscono....

A' pallavolo voglio che sia importante nel senso che si hanno responsabilità verso le compagne e chi ti gira intorno, che te ci devi impegnà. Ma a vita ha 360 gradi e cor core in mano, chi si ricorda delle ragazze che hanno vinto er campionato nazionale giovanile qualche anno fa.... mica finisci nei libbri de storia.

Mi stò a informà perché come quello che vedo io nello sport in giro (er calcio, a bicicletta, ma forse a questo punto anche a pallavolo) un mondo con obiettivi che nun capisco der tutto. Ho paura che la mia creatura se ritrovi nelle mani di qualcuno che la usi per er proprio successo, ho anche paura che me ci prietti troppo io e nun possa essere a roccia della so vita. Invece la voglio vedè uscire dagli allenamenti con il sorriso e gli occhi limpidi davanti ad un ambiente costruttivo ed equilibrato.... Piange alla fine de na sconfitta leale, se serve sulla me spalla, ma poi se ricomincia da zero a zero.

Con le mi parole intendevo che tra le pieghe dell'ironia, qui mi sembra de scorgere della meschinità, magari me sbaglio.... Con la scusa del canzonare mi sembra di intravedere delle anime aride che cercano ne successi delle figlie e forse ancor de più nelle difficoltà dei altri, redenzione alla propria insoddisfazione e mediocrità (nun funzione resti voto, anzi te svoti de più).... ma è n'impressione....

prendeteme pure sul serio, ma senza essagerà...


[SM=g7426]



[Modificato da docangelo 04/03/2014 12:37]
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04/03/2014 12:39

Caro Luca
da genitore mi sento molto vicino al tuo modo di pensare, ma forse sono anche aiutato dal fatto di non avere una figlia "fenomeno" su cui proiettare inconsci sogni di gloria.
Ho imparato ad amare questo sport un pò alla volta.
Vengo dal basket...quello da oratorio....col campo in cemento per intenderci. Della mia giovinezza, tanti bei ricordi sono legati proprio a quello sport di gruppo, non individuale, dove c'era condivisione di gioie e dolori, e tanta passione.
In questi 7-8 anni in cui ho seguito la pallavolo giovanile milanese mi sono imbattuto in tanti personaggi (allenatori, presidenti, direttori sportivi), ognuno con le sue caratteristiche e prerogative; non tutti erano o sono esempi di correttezza, ma questo è umano, poichè anche nel campo del lavoro o della scuola succede lo stesso.
Ecco che qui diventa importante il nostro ruolo di genitori, per indirizzare le scelte delle nostre figlie e proteggere il loro divertimento da situazioni troppo sopra le righe.
Forse per qualche genitore il "risultato" è più importante del divertimento, ma credo che, nella stragrande maggioranza dei casi, questi saranno i primi a restarne delusi. Quante "campionesse" di U12 o di U14 sono poi scomparse nell'anonimato quando la rete si alza e per rimanere "fenomeni" non basta più la sola tecnica individuale.
Ma ognuno è padrone del proprio destino e delle proprie idee.
Io, ormai giunto ad 1 solo anno dalla fine del volley giovanile, credo di aver regalato a mia figlia tanti anni di sano sport vissuto in compagnia di tante ragazze come lei, che sono e saranno amiche anche fuori dal campo, col reciproco rispetto per le tante rinunce fatte in comune, e con la sensazione di aver avuto mille emozioni che una pillola di ecstasy o una bottiglia di wodka non potranno mai darti eguale.
Sono gli anni che ti portano dalla fanciullezza all'età adulta, e averli vissuti in questo mondo credo sia sicuramente il miglior modo per crescere sane nel corpo e nella mente, lontane da troppe tentazioni di massa (l'ultima demenziale è quella della "nomination" per bere alcolici filmandosi e condividendo poi su FB) che ti fanno sentire amata perchè ti adegui a comportamenti idioti, che non ti lasceranno nulla dentro, anzi rischiando di segnarti a vita se decidi di giocare pesante, come nel campo delle droghe più o meno leggere.
Perciò caro Luca, non temere per tua figlia, stalle vicino sempre, e guidala, con la tua saggezza e il tuo buonsenso che ci hai così "romanescamente" fatto conoscere......ma dalle una palla in mano da giocarsi col cuore con tante altre ragazze come lei!!!

[SM=g7349]

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04/03/2014 16:38

Re: Il pensiero di Luca.elisavolley
docangelo, 04/03/2014 12:36:


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Con le mi parole intendevo che tra le pieghe dell'ironia, qui mi sembra de scorgere della meschinità, magari me sbaglio.... Con la scusa del canzonare mi sembra di intravedere delle anime aride che cercano ne successi delle figlie e forse ancor de più nelle difficoltà dei altri, redenzione alla propria insoddisfazione e mediocrità (nun funzione resti voto, anzi te svoti de più).... ma è n'impressione....




Carissimo Luca,
l'amico DocAngelo è un uomo di grande equilibrio e vista la sua professione, è propenso a somministrare antidoti invece di instillare il "veleno" della dialettica e del sano confronto verbale. Io invece, che mi diverto a ironizzare su tutto e su tutti (se non l'avessi già capito) cercherò di essere meno "politically correct" dell'amico Angelo.
Ho già mostrato il mio apprezzamento sulla forma dei tuoi commenti (romanesco pseudo-popolare accattivante e divertente) ma francamente sui contenuti non sono altrettanto d'accordo. E ti spiego il perchè: sei intervenuto (quasi all'improvviso) a "pontificare" (ogni riferimento al vaticano è puramente casuale) sul livello tecnico di una squadra, sulla capacità individuale di un palleggiatore ( e nessuno ha capito il tuo rilievo), addirittura sul livello di attenzione e di partecipazione del tifo presente. E tutto ciò dalle presunta e non ben specificata militanza pallavolistica allenata da un ignoto guru dello sport e della vita vissuta !! Beh, francamente non mi basta, se devo proprio ricevere una lezione, vorrei capire almeno chi è il relatore e da che pulpito arriva la predica.
Concordo sulla storia del sorriso, del "volemose bene" (ops un po' di romanesco sfugge anche a me) e della decubertiana partecipazione, ma se hai mai provato a seguire un'allenamento di qualsiasi squadra di bimbe di qualunque età, ti sarai accorto che sono sempre serie e concentrate, quasi come noi sul nostro lavoro quotidiano e non tollerano che qualcuno sminuisca o disprezzi il loro impegno riducendolo ad un mero passatempo tra amichette. Il luogo comune del genitore-manager dei figli campioni è una leggenda metropolitana.
La vera discriminante dell'impegno è il rapporto atleta-allenatore, particolarmente forte nel campo femminile. Noi genitori possiamo solo intervenire per creare e vigilare sul contesto generale. Almeno io ho sempre fatto così e non me ne sono mai pentito. Come Angelo ed altri colleghi, abbiamo spesso preferito abbandonare alcuni contesti (quasi sempre prestigiosi) per approdare a lidi più tranquilli e adeguati dove fosse possibile coniugare impegno e serenità, motivazione e spensieratezza, ambizione e sportività.
Come dice Angelo, viviamo in un modo complicato, dove molti per parlare con i figli devono usare il T9. Io mi accontento, tutte le volte che posso, tornare a casa con mia figlia dopo l'allenamento e ascoltare il racconto del suo (e solo suo) sogno sportivo. E forse anche questo è come passeggiare tra le nuvole.

Un abbraccio sincero nella speranza di incontrarci presto sui campi e stringerci la mano amichevolmente
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04/03/2014 16:40

Io semplicemente non ci ho capito davvero nulla.. Scusate... Mea Culpa!
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04/03/2014 16:58

Re:
omacc, 04/03/2014 16:40:

Io semplicemente non ci ho capito davvero nulla.. Scusate... Mea Culpa!



A Marchì te dò na dritta....

traduttore.babylon.com/italiano/Dialetto+romano/


[SM=g7350] [SM=g7346]


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10/03/2014 10:10

Re:
docangelo, 04/03/2014 12:39:

Caro Luca
da genitore mi sento molto vicino al tuo modo di pensare, ma forse sono anche aiutato dal fatto di non avere una figlia "fenomeno" su cui proiettare inconsci sogni di gloria.
Ho imparato ad amare questo sport un pò alla volta.
Vengo dal basket...quello da oratorio....col campo in cemento per intenderci. Della mia giovinezza, tanti bei ricordi sono legati proprio a quello sport di gruppo, non individuale, dove c'era condivisione di gioie e dolori, e tanta passione.
In questi 7-8 anni in cui ho seguito la pallavolo giovanile milanese mi sono imbattuto in tanti personaggi (allenatori, presidenti, direttori sportivi), ognuno con le sue caratteristiche e prerogative; non tutti erano o sono esempi di correttezza, ma questo è umano, poichè anche nel campo del lavoro o della scuola succede lo stesso.
Ecco che qui diventa importante il nostro ruolo di genitori, per indirizzare le scelte delle nostre figlie e proteggere il loro divertimento da situazioni troppo sopra le righe.
Forse per qualche genitore il "risultato" è più importante del divertimento, ma credo che, nella stragrande maggioranza dei casi, questi saranno i primi a restarne delusi. Quante "campionesse" di U12 o di U14 sono poi scomparse nell'anonimato quando la rete si alza e per rimanere "fenomeni" non basta più la sola tecnica individuale.
Ma ognuno è padrone del proprio destino e delle proprie idee.
Io, ormai giunto ad 1 solo anno dalla fine del volley giovanile, credo di aver regalato a mia figlia tanti anni di sano sport vissuto in compagnia di tante ragazze come lei, che sono e saranno amiche anche fuori dal campo, col reciproco rispetto per le tante rinunce fatte in comune, e con la sensazione di aver avuto mille emozioni che una pillola di ecstasy o una bottiglia di wodka non potranno mai darti eguale.
Sono gli anni che ti portano dalla fanciullezza all'età adulta, e averli vissuti in questo mondo credo sia sicuramente il miglior modo per crescere sane nel corpo e nella mente, lontane da troppe tentazioni di massa (l'ultima demenziale è quella della "nomination" per bere alcolici filmandosi e condividendo poi su FB) che ti fanno sentire amata perchè ti adegui a comportamenti idioti, che non ti lasceranno nulla dentro, anzi rischiando di segnarti a vita se decidi di giocare pesante, come nel campo delle droghe più o meno leggere.
Perciò caro Luca, non temere per tua figlia, stalle vicino sempre, e guidala, con la tua saggezza e il tuo buonsenso che ci hai così "romanescamente" fatto conoscere......ma dalle una palla in mano da giocarsi col cuore con tante altre ragazze come lei!!!

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Caro Doc,
Debbo dì che le tu parole me toccano, se er tipo de persona che me piacerebbe incontrare e la cui fia sarebbe bello la mi Erica possa avè come compagna...
Grazie der tuo intervento...
Luke

[Modificato da Luca.elisavolle 10/03/2014 10:12]
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