da una lettera inviata dal Preside del Liceo Volta ai suoi studenti:
Pochi giorni fa il nome della nostra Scuola è apparso su un quotidiano, accanto a quello di altri quattro Licei milanesi, in un articolo in cui si racconta il dilagare di un nuovo “gioco alcolico” d’importazione australiana/americana, il cosiddetto Neknominate.
Mi sono documentato ed ho capito come funziona Neknominate: è il classico e antichissimo meccanismo della cosiddetta Catena di Sant’Antonio, in cui qualcuno fa qualcosa ed invita un certo numero di altre persone a fare altrettanto, queste a loro volta fanno la stessa cosa invitando altri, e così via...
Non sono un medico, ma non occorre esser tali per conoscere le conseguenze di un uso smodato dell’alcol, non sono un moralista per scandalizzarmi all’idea che un uso “sociale” dell’alcool sia profondamente radicato nella nostra cultura, non sono però neanche cieco e sordo per non rendermi conto di come l’eccesso alcolico stia diventando una forma trasgressiva sempre più diffusa fra i giovani.
Provo però un sentimento di profonda tristezza immaginando ragazzi come voi intenti a consumare alcol in solitudine, chiusi in una stanza, convinti di partecipare ad un bel gioco.
Il Neknominate non è un bel gioco, non è neanche un gioco. Lasciamo per un momento da parte l’alcol, il mal di testa, il vomito, il rischio di coma etilico e quindi di morte, per concentrarci sul suo meccanismo.
Cosa vi si chiede di fare? Bere una massiccia quantità di alcol tutta d’un fiato e “nominare” qualcuno che dovrà fare altrettanto (ovviamente filmandovi e postando il tutto su Facebook). Rifletteteci, non vi si chiede di essere coraggiosi e di invitare altri a esserlo, ma di umiliarvi davanti a tutti, facendo qualcosa che non vorreste fare, in definitiva di accettare di essere vittime. Niente di nuovo sotto il sole, quindi, anche questo meccanismo è vecchio come l’uomo; vi si chiede, pena la derisione in rete, di accettare di essere vittime, e il premio sarà poi quello di diventare a vostra volta carnefici.
In questi mesi ho imparato a conoscere e apprezzare la vostra intelligenza e la vostra curiosità, il vostro spirito critico e la vostra allegria, i vostri sogni e le vostre passioni, il vostro coraggio e le vostre paure; basta guardarvi negli occhi per sperare in un domani migliore.
Vi invito quindi ad essere coraggiosi, ad esserlo davvero; rispettate le vostre giovani vite, non attaccate il vostro corpo e non permettete a nessuno di farvi del male.
Sappiate che ci vuole più coraggio a dire di no che ad accodarsi al gruppo, a fare quello che vogliamo davvero e non quello che gli altri vogliono che noi facciamo, e questo vale sia nel caso di questo triste “gioco” che nella vita in generale. Ricordatevelo sempre.
Il vostro Preside
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